Cercando di capire

... da Groddeck a Van Gogh

Associando liberamente, poi cercando di capire: da Groddeck a Van Gogh

Da un alcuni giorni buona parte della mia attenzione è dedicata a raccogliere idee e materiali per un articolo che vorrei scrivere. Mi accompagna come sottofondo (colonna sonora ma non solo, come vedremo) una canzone di Don McLean del 1971, dall'album American Pie: Vincent, meglio nota come Starry Starry Night. Vincent è Van Gogh, la Starry Night è la Notte stellata che si trova al MOMA di New York.
Perché proprio Van Gogh? Non lo so di preciso, mi sono trovato preso da questa affettuosa curiosità, da un insistere a guardare sui libri e nell'immenso mare della rete le tante immagini dei suoi quadri, a pensare a quanto Van Gogh sia stato macinato nella grande macchina dell'industria culturale, al mercato che lui amava così poco (e così poco lo amò da vivo)... non lo sapevo fino a poche ore fa, quando ho visto la copertina del libro che sta leggendo l'amabile signora con cui condivido tanta parte della vita: "Il libro dell'Es", di Georg Groddeck.
E mi viene in mente che pochi giorni prima ho ricevuto un messaggio, via Whatsapp, da mia
figlia:

Le rispondo e le dico che sì, è un libro che chi fa il mio mestiere ha per forza incontrato nel corso della sua formazione, e vado a cercarlo, nella baraonda che ho nei miei scaffali, per vedere di che anno è l'edizione: 1977, leggo, e lascio il libro su un tavolo. L'amabile signora di cui ho parlato lo vede e mi chiede come mai sia in giro, se è interessante... e comincia a leggerlo a sua volta.
Intanto a me viene in mente di scrivere qualcosa in proposito: ogni tanto scrivo appunti su argomenti che sarebbe interessante approfondire e su cui mi piacerebbe condividere una riflessione, argomenti che vanno dalla frase "Solo immaginando l'impossibile sarà possibile trasformare l'inaccettabile" (del filosofo spagnolo Paul B. Preciado) a "Piccola città" che fa pensare alla canzone di Guccini ma anche a una commedia di Thornton Wilder, uno scrittore che mi è sempre piaciuto e che certo Guccini conosceva quando scrisse la canzone alla quale dette lo stesso titolo... Mi viene dunque in mente Notte stellata, vado a vederne l'immagine su Wikipedia

e trovo riprodotto un disegno preparatorio... 

... già, i disegni di Van Gogh, che io non avevo mai visto fino al dicembre 2008 (o forse al gennaio 2009), quando andai a Brescia per vedere, nel Museo di Santa Giulia, una mostra in cui erano esposti 15 dipinti e 85 disegni, anzi 85 disegni e 15 dipinti. Lo preciso perché la mostra aveva titolo "Van Gogh, disegni e dipinti" e secondo me non si trattò di un vorrei ma non posso (o forse sì, ma allora fu un bel caso di difficoltà trasformata in opportunità). E debbo riconoscere che pensai questo DOPO aver visto la mostra, alla quale ero stato portato un po' riluttante proprio perché a mio avviso c'erano pochi quadri e troppi disegni. Poi vidi i disegni, e vi riconobbi una storia di ricerca di studio e di presenza che mi affascinò e ancora mi affascina.
Alla mostra di Brescia la tormentata storia personale dell'artista si intrecciava con la storia della sua ricerca di affinamento e capacità espressiva nella tecnica nel disegno, e per la prima volta ebbi modo di comprendere e vedere aspetti della sua personalità proprio in quelle immagini.

E pensando a lui come imparavo a conoscerlo, come mi si raccontava, mi venne in mente la vecchia canzone (del 1971) di Don McLean 

Vincent (Starry, Starry Night), qui il testo inglese

Vincent (Traduzione italiana di Giuseppe Jannozzi)

Stellata notte di stelle,
il pennello intingi nel grigio e nel blu,
affacciati a un giorno d'estate
con occhi che conoscono l'oscurità della mia anima.
Ombre sulle colline
abbozzano alberi e narcisi,
rapiscono la brezza e il freddo dell'inverno
nei colori sul biancore della neve d'attorno.

Solo ora capisco cosa cercavi di dirmi
e quanto soffrivi sapendo d'aver ragione
e come cercavi di liberarli.
Ma loro non ascoltavano, non sapevano proprio come.
Forse ascolteranno ora.

Stellata notte di stelle,
fiammeggianti fiori, luccichio che sfavilla
e nubi impazzite d'una foschia violetta
si riflettono negl'occhi di cielo-china di Vincent.
Colori cangianti,
aurore nei campi di grano a maturare,
facce consunte e dal dolore segnate
si riscattano sotto l'amorosa mano del pittore.

No, non sapevano amarti loro,
nonostante il tuo amore così vero,
e quando non ci fu più ombra di speranza
in quella notte di stelle...
in quella notte di stelle
ti sei tolto la vita come spesso fanno gli amanti.
Ma avrei voluto dirti, Vincent,
che questo mondo non era adatto
a un uomo così tanto bello, come te.

Stellata notte di stelle,
ritratti appesi in stanze deserte,
volti senza cornice su anonime pareti,
coi loro occhi scrutano il mondo e non dimenticano.
Uguale agli sconosciuti che hai incontrato,
poveri vagabondi vestiti di stracci,
una spina d'argento d'una rosa insanguinata
in frantumi giace sulla vergine neve.

Solo ora credo di capire cosa cercavi di dirmi
e quanto soffrivi sapendo d'aver ragione
e come cercavi di liberarli.
Ma loro non ascoltavano, non ascoltano ancora,
e forse mai lo faranno
...

Eravamo nell'inverno 2008/09, ascoltai la canzone parecchie volte e poi non l'ascoltai più fino a due settimane fa, quando mi venne in mente di scrivere qualcosa su Van Gogh. E poi ho visto la mia vecchia copia del libro di Groddeck, che non è in edizione Adelphi ma Oscar Mondadori, con una diversa copertina che io non avevo guardato con attenzione perché ero concentrato sulla ricerca della data di pubblicazione.

Non l'avevo guardata ma l'avevo vista eccome, perché come si vede è proprio un particolare della Notte stellata del MOMA! Così il cerchio si chiude, con un esempio lineare e chiaro di come funziona la mente, nelle grandi e nelle piccole cose. Nella nostra attività psichica percezioni sensazioni fantasie emozioni impulsi ricordi e riflessioni zampillano e scorrono continuamente, e la nostra coscienza cerca incessantemente di ordinare in una visione pensabile quello che invece rischierebbe di essere un disperdersi incoerente ! Così il cerchio si chiude, con un esempio lineare e chiaro di come funziona la mNon l'avevo guardata ma l'avevo vista eccome, perché come si vede è proprio un particolare della Nente, nelle grandi e nelle piccole cose. Nella nostra attività psichica percezioni sensazioni fantasie emozioni impulsi ricordi e riflessioni zampillano e scorrono continuamente, e la nostra coscienza cerca incessantemente di ordinare in una visione pensabile quello che invece rischierebbe di essere un disperdersi incoerente.

Non l'avevo guardata ma l'avevo vista eccome, perché come si vede è proprio un particolare della Notte stellata del MOMA! Così il cerchio si chiude con un esempio lineare e chiaro di come funziona la mente, nelle grandi e nelle piccole cose. Nella nostra attività psichica percezioni sensazioni fantasie emozioni impulsi ricordi e riflessioni zampillano e scorrono continuamente, e la nostra coscienza cerca incessantemente di ordinare in una visione pensabile quello che invece rischierebbe di essere un disperdersi incoerente.

P.S. Non ho parlato di Vincent Van Gogh, e non era mia intenzione farlo. Volevo parlare di alcuni aspetti del funzionamento della mente seguendo il complesso formarsi di emozioni e intenzioni nel libero associarsi degli innumerevoli elementi psichici che continuamente in essa nascono. A questo punto si aprono due strade da percorrere: una sarà scrivere qualcosa su Van Gogh, l'altra chiarire che cosa si intenda quando si parla della coscienza che cerca incessantemente di ordinare in una visione pensabile quello che invece rischierebbe di essere un disperdersi incoerente. Entrambe le strade sono da percorrere con passo psicoanalitico, e certo sarà da evitare il pericolo di dare un rilievo morboso alla "follia" e al suo legame con l'arte, per non banalizzare temi e problemi complessi, per non "inciampare" nelle diversità esaltandole ma, soprattutto, demonizzandole. Perché in fondo colpire l'immagine delle persone è una scorciatoia semplificatrice rispetto alla difficoltà di fare i conti con le loro differenze, e i bravi cittadini che fanno una raccolta di firme per espellere dalla città il pittore matto non sono molto distanti dall'imbecille che, in una riunione di condominio, inveiva contro il fatto che in una casa rispettabile ci fosse uno studio di psicoterapia: "Abbiamo mogli e figli da difendere", tuonava l'imbecille. E nella sua canzone Don McLean, rivolgendosi a Vincent, dice "how you suffered for your sanity", aprendo un bel problema di traduzione e comprensione, perché nella lingua inglese sanity ha due significati, the state of having a healthy mind and not being mentally ill (salute mentale) e the fact of showing good judgment and understanding (ragionevolezza, buon senso)... e allora dobbiamo chiederci se Vincent soffrì per la sua salute mentale (nel senso che era, come si suol dire, matto) o per il suo buon senso (continuamente ferito dalla grettezza umana). E questo ha molto a che fare con la sua arte, perché un conto è dire che nei suoi quadri esprime la propria follia e un altro è dire che cerca di capire e rappresentare l'intreccio di bellezza e dolore, di violenza e dolcezza del mondo. Senza essere compreso e accettato, va da sé, ma non fu certo il primo.Ci sono varie traduzioni, in rete, e quasi tutte intendono sanity come salute mentale: io ne ho scelto una diversa.

giugno 2019

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